Quali competenze per il Ricordo?

Ovvero i docenti della Pertini si confrontano con i loro studenti nell’occasione della Giornata della Memoria

 In occasione del 27 Gennaio, Giornata della Memoria è stato naturale e utile, mai come in questo momento, riportare tutte le attività didattica ad unità di senso.

Per dare senso ad ogni proposta didattica come sempre ci si interroga sulle competenze da attivare e sul ruolo della scuola.

Quali sono le competenze in questo caso e quali i contenuti da privilegiare?

Utili sono queste domande a trovare l’empatia giusta per trattare argomenti fondanti la nostra vita di cittadini e di persone. Per alcuni la competenza reale da allenare è quella di percepirci persone in quanto uniche, ma che per esistere hanno bisogno dell’altro.

Spesso sentiamo ripetere ai bambini: “Siamo tutti uguali, dobbiamo amarci e rispettarci”. Forse, però, più corretto sarebbe dire: “Siamo tutti diversi e anche molto, diversi fisicamente, con abitudini, religioni, lingue, idee diverse, ma tutti con il diritto di vivere al meglio la nostra vita”.

Forse è questo il punto percepirci tutti insieme come soggetti che aspirano ai loro sogni, vogliono realizzare i loro desideri, avere diritti ed espletare doveri nel rispetto comune. Non è facile vivere la diversità e la storia ed il presente ce lo testimoniano.

Ispirandoci a due testi che attraverso le domande dei bambini vanno al fondo della nascita del pensiero razzista ne ricordiamo i titoli: L’altro di Ryszard Kapuscinski e Il razzismo spiegato a mia figlia di Tahar Ben Jellow.

Da questi testi ricaviamo molte idee condivisibili: la prima è che i bambini non nascono razzisti, si scontrano è vero con l’altro chi più o chi meno, iniziando a percepire nel gioco come sia difficile condividere, a volte impossibile e come sia sorprendente scoprire quanto gli altri sono diversi, ma razzisti non si nasce, si diventa. La seconda idea è quella che ogni volta che l'uomo si è incontrato con l'altro, ha sempre avuto davanti a sé tre possibilità di scelta: fargli la guerra, isolarsi dietro a un muro o stabilire un dialogo". Pochi si sono fermati a pensare a chi è veramente l'altro da noi e a non strumentalizzare l’altro facendolo diventare il nemico di turno. Semplice, semplicissimo, dare la colpa a qualcuno, soprattutto in un momento difficile e farlo diventare un nemico. Questo catalizza le forze contro di lui, ci fa sentire forti e con un obiettivo nell’l’illusione di risolvere crisi, malesseri, ingiustizie. E così commettiamo altre ingiustizie, “uccidiamo” un nemico aspettando l’avvento del prossimo, ma forse il prossimo nemico per qualcuno saremo noi.

Il mondo è stato ed è pieno di ingiustizie più o meno evidenti, forse l’ingiustizia è insita nella vita, a cominciare dal fatto che essa debba finire, ma l’uomo è l’unico essere capace di creare massacri atroci per risolvere ciò che certo non in quel modo è risolvibile.

La Giornata della Memoria, quindi, ci spinge a incontrare l'altro-individuo che non solo condivide la fame, il freddo, la gioia, il dolore, in una parola la sorte di essere uomo, ma l’altro come persona che devo voler conoscere prima di giudicare, consapevole del fatto che è solo conoscendolo che posso sperare di capire le ragioni ed accettare la sua diversità anche se essa e fastidiosa e, perché no, difficile da accettare.

La Giornata della Memoria che non è un evento, ma lo spirito conoscitivo che deve accompagnarci tutti i giorni: ricercare, leggere, analizzare, comprendere, confrontare momenti storici, letteratura, testimonianze, reazioni, limiti umani, idee, cause ed effetti.

Questo non è forse quello che deve fare la scuola?

Nel Giorno della Memoria, ma non solo, libera ricerca, nelle classi, di immagini, testimonianze, analisi, reportages e ricostruzioni, ma sicuramente tanto presente da decodificare, non fornendo dettami o soluzioni, ma abituando bambini e ragazzi alla ricerca della verità, forse ne esisterà più di una, ma sicuramente esiste il dovere dell’impegno per cercarla.