L'ARTE DI ACCOGLIERE
E’ stato pubblicato in area famiglie il nuovo protocollo di accoglienza alunni stranieri.
Il protocollo d’accoglienza è un documento volto a facilitare e sostenere il processo di integrazione degli alunni stranieri. E’ uno strumento di pianificazione, condivisione e orientamento pedagogico elaborato dalla Commissione Intercultura e deliberato dal Collegio Docenti. Al suo interno sono definiti i ruoli degli operatori scolastici, vengono tracciate le possibili fasi di accoglienza e proposte attività finalizzate non solo all’apprendimento della lingua italiana, ma anche all’integrazione in senso scolastico e sociale. Nella stesura del protocollo sono stati tenuti in considerazione i principi formativi e le finalità espressi dal P. T. O.F. e le risorse umane strumentali e finanziarie disponibili nel nostro Istituto e messe a disposizione dal comune di Ferrara. Sulla base di queste premesse, possiamo affermare che il protocollo d’accoglienza:
►RICONOSCE i bisogni degli alunni stranieri e, indirettamente, delle loro famiglie (bisogno di promozione culturale e sociale, di valorizzazione, di partecipazione) favorendo la costruzione di un contesto favorevole all’accoglienza, alla partecipazione e alla condivisione.
►CONSENTE alla scuola di superare una gestione dell’inserimento e una risposta pedagogica caratterizzate spesso da interventi occasionali e frammentari.
►DEFINISCE pratiche condivise di carattere amministrativo, educativo e didattico e, inoltre, i ruoli, le funzioni, gli strumenti e le risorse a disposizione.
Sull’onda di questo lavoro parliamo di ACCOGLIENZA nella scuola:
L’accoglienza si pone, in un’epoca in cui la modalità esistenziale dell’avere è considerata come la più naturale (Fromm, 1976), come il nucleo costitutivo di una scuola che pone al centro delle sue riflessioni la persona nella sua totalità, di una scuola capace di recuperare, ponendosi all’ascolto dell’altro, patrimoni, altrimenti dispersi, con cui arricchire l’intero contesto degli apprendimenti del gruppo classe. I bambini e le bambine esprimono infatti la propria identità attraverso competenze che possono restare implicite al proprio modo di operare e non correlate al mondo degli apprendimenti scolastici. Vi è così nella scuola il rischio di non lasciare spazio, per ignoranza, all’emergere di autentiche intelligenze (Severi, in Berlini, Canevaro -a cura di- 1996). All’accoglienza appartengono tutti gli atteggiamenti di ascolto e di osservazione tesi a valorizzare la soggettività (competenze, luoghi di eccellenza, conoscenze, emozioni, sguardi sul mondo, aspettative, desideri, paure, progetti) e a incrementare la socialità, stabilendo un contratto fra soggetto ed istituzione che passi attraverso l’esplicitazione delle aspettative di entrambe le parti. In quest’ottica il docente deve prodigarsi per trovare in ciascun bambino e bambina lo spiraglio di luce destinato ad arricchire lo splendore del gruppo. La valorizzazione delle ricchezze di ogni componente del sistema classe diventa quindi la condizione che permette al gruppo di esprimersi in tutta la sua potenzialità (ogni differenza è una risorsa che arricchisce l’intero sistema) e che garantisce al singolo quell’«esperienza relazionale qualificante che ricercherà in altri sistemi. Fare affidamento sulle potenzialità auto-organizzative del gruppo pone le basi per la fiducia che il cittadino dovrà avere nelle proprie capacità di co-costruzione all’interno di un sistema» (Formosa, 2007).
L’accoglienza si configura come competenza imprescindibile dell’essere docente. L’insegnante accogliente sa entrare in sintonia con l’altro, sa instaurare un rapporto sincero e coinvolgente, mettendo in atto un ascolto empatico (Rogers, 1978), un atteggiamento di rispetto per l’alterità e l’unicità, un sincero desiderio di comprendere. L’ essenziale è infatti dato dal piacere di sostare in un dialogo in cui si svela, anche se solo per un attimo, l’immensa ricchezza di ogni identità. È questo il tipo di ascolto che si può tradurre in un permanere dell’altro sul piano della memoria foriero di ulteriori, possibili incontri. La scuola si fa così luogo delle relazioni, luogo in cui il sapere, progressivamente conquistato, è finalizzato allo sviluppo globale della persona in formazione. In questa dinamica il docente è chiamato a tenere aperto l’orizzonte delle domande, ponendo «domande legittime» (Von Foerster, 1987), domande a cui il bambino e la bambina non avevano pensato prima, domande aperte, che costringono a uno sforzo creativo, a immaginarsi realtà e contesti del tutto nuovi. Il confronto con le domande del «maestro» farà poi emergere, nel «discepolo», nuove interrogazioni, poste in modi sempre più pertinenti: l’insegnare a porre domande diviene così, molto più che il fornir risposte, compito di un docente accogliente (Mantegazza, 2008). Alla base vi è una visione dinamica che concede il massimo spazio a un dialogo, in cui è richiesto ad ognuno di prestare grande attenzione alle parole dell’altro, cercando per quanto possibile di porsi nella prospettiva da cui questi muove. È soprattutto lo sguardo del docente, la sua capacità di collocare i bambini e le bambine all’interno di un contesto positivo (clima di classe, progetto di senso, valorizzazione), di un ambiente psicologicamente sicuro (rispetto dell’insegnante e dei compagni, simpatia, fiducia, …) che crea le condizioni (maggior autostima e senso di autoefficacia, minor timore del giudizio) affinché si dispieghino le potenzialità auto-organizzative del soggetto nello sviluppo della conoscenza.
Bibliografia
Berlini, M.G., Canevaro, A. (1996). Potenziali individuali di apprendimento. Firenze: La Nuova Italia.
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Di Mauro, M. (2007). Il mestiere come arte. L’apprendere tramite il fare. AIF LearningNews n. 4.
Fabbri, L. (2007). Comunità di pratiche e apprendimento riflessivo. Roma: Carocci.
Foerster, Von H. (1987). Sistemi che osservano. Roma: Astrolabio.
Fornasa, W. (2007). Macchine non banali. Bergamo: Celsb.
Fromm, E. (1976). Avere o essere? Milano: Mondadori.
Mantegazza, R. Promesse da uccellino. Suggestioni dal mondo ebraico e dintorni. www. formazione.unimib.it/DATA/Insegnamenti/8_1568/materiale
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Mendoça, J., Cossette, L., Lapointe, M., Strayer, F. (2008). Vers une analyse systémique des liens d’attachement. Bulletin de psychologie/tome 61.
Pennac, D. (2008). Diario di scuola. Milano: Feltrinelli.
Perticari, P. (1996). Attesi e imprevisti. Torino: Bollati e Boringhieri.
Perticari, P. (2008). La scuola che non c’è. Roma: Armando.
Rogers, C.R. (1978). Potere personale. La forza interiore e il suo effetto rivoluzionario. Roma: Astrolabio
Ubaldini. Stern, D.N. (1998). Le interazioni madre-bambino. Milano: Cortina. Varisco, B. (2004). Portfolio. Roma: Carocci.